Il Passito che piace ai bambini
I bambini. Li vedi correre come se fosse l’ultima cosa che fanno. Non hanno la misura dell’impegno, dello sforzo, del risparmio; non si fermano, non calcolano i rischi, non si frenano in nulla. Quando piangono, ridono, si arrabbiano, giocano lo fanno con tutta l’energia che hanno. E quando sognano, ancora di più.
Un gruppetto di bambini scalmanati, che vivono in Canavese, e si conoscono. Eccoli lì, che come tutti gli altri piangono, ridono, si arrabbiano, e giocano. Ognuno ha una storia diversa, per mille motivi. Ma le cose che viviamo da piccoli rimangono in noi per sempre; gesti, momenti, accadimenti apparentemente ininfluenti, che in realtà segnano il nostro cammino in modo inequivocabile. Non c’era bisogno di prometterselo da piccoli; ognuno di quei bambini in cuor suo sognava di avere la possibilità un giorno fare il vino di quelle zone, o meglio di fare il Passito.
Passano gli anni, la vita fa crescere i piccoli, e li porta via. Il lavoro, l’amore, le necessità, le scelte: tutto bisbiglia e complotta per spingerli a costruire qualcosa che prende un pò le distanze da quel sogno. Eppure i bambini del Canavese, adesso uomini, ancora sentono quel desiderio, latente nei loro occhi e sempre appassionato. Finchè uno di loro prende coraggio e dice agli altri: “Facciamo il Passito?”.
E’ il 2005, e nasce La Masera, figlia del sogno di un gruppo di bambini. Sono cambiati nel tempo, come sono maturati i cinque piccoli che ora la gestiscono: eppure hanno lo stesso entusiasmo, la carica, la passione, la capacità di discutere, con l’ardore di un tempo; e ancor più, la voglia di giocare, ma solo perchè è bello farlo insieme. Alessandro, Davide, Marco, Sergio, Gian Carlo: ognuno ha il suo profilo, ma sono tutti ragazzacci veri; amano fare il vino che piace a loro; e amano il confronto, perchè hanno da imparare e sanno che l’ostinazione e la chiusura non portano da nessuna parte.
Sono innamorati del loro territorio, e pensano che sia il messaggio vero che deve passare: far conoscere e capire prima il territorio, poi il vino, poi l’Azienda.
Rispettano il vitigno della zona, l’Erbaluce, e lo curano e lo lavorano per cercare di dare il loro contributo per l’identità comune. L’impegno, la costanza e la volontà diventano con loro bicchieri interessanti: un perlage fine, che dà carattere al Metodo Classico Masilé; un intrigante Macaria, che invoglia la beva; o ancora, tutta l’espressione che si trova dentro Anima. Per celebrare, infine, il Passito Venanzia, cuore intenso che ha dato origine al sogno.
Si assaggia, si beve, si racconta il territorio attraverso il colore del nettare che la terra offre.
E la conclusione romantica di questa bella storia, appena iniziata e piena di pagine da scrivere, è il ricordo di una sigla cantata che fa parte della nostra infanzia. Recitava: “I sogni son desideri, chiusi in fondo al cuor”.
Ed eccoli, i sogni: bello trovarli anche in fondo ad un bicchiere.