Il guardiano che resiste
Spesso nella vita di tutti i giorni, nelle difficoltà, negli ostacoli vorremmo avere le doti di un eroe.
Eroe è chi ha talenti e poteri particolari, speciali, unici, sopra l’umana capacità.
Però il risvolto della medaglia è che in realtà l’eroe è “colui che compie uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio di sé stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune”. Allora la storia cambia.
Chi di noi ha tanta forza, e accetta la vocazione del sacrificio, annullando i suoi bisogni per un bene grande, più grande, di tutti?
Arrivare in Valsusa, e portarsi dietro quella superficie di curiosità che nasconde in fondo una rispettosa voglia di capire una realtà grande, complessa; la forza di un sogno da difendere, la tenacia di resistere contro qualcosa che ci viene strappato dalle carni, la terra.
Solo il silenzio può mostrare rispetto per quello che vediamo. Tutto trincerato, sbarrato, guardato a vista da chi si trova dall’altra parte, ti guarda, controlla i documenti e ti lascia passare. Un territorio che ha orgoglio, forza, tenacia, e un tesoro da difendere con coraggio e sacrificio. Tanti i guardiani di questo mondo, da una parte e dall’altra; tutti lottano, e difendono la forza delle proprie posizioni. Tutti, in fondo, resistono.
Tra i tanti, 4 sono i guardiani che più si ammirano: quelli che sacrificano tanto per difendere un territorio che ha in sè anche la storia straordinaria della viticoltura. La valle alpina più estesa del Piemonte, e 4 eroi a difenderla.
Pierino è straordinario, 72 vendemmie che ne fanno un uomo ammirevole; 72 vendemmie a Chiomonte, che ne fanno un eroe.
Vive qui, affonda le radici in questa terra ruvida, e ha un legame con le origini che nulla potrà scardinare. Ha il viso che affronta il freddo, la montagna, la fatica; ha la schiena provata dal lavoro manuale; ha la terra dentro di sè: i raggi che di giorno bruciano la pelle, e il ghiaccio del mattino presto, a cui si ruba il tesoro unico del vino del ghiaccio, vendemmiato di notte a -5° o prestissimo la mattina al riparo del sole, che sarà un amico fidato da lì a poche ore. Ha qualche sorriso, timido, che esprime la fatica e purtroppo troppo spesso la disillusione dell’aiuto dall’alto.
E’ cordiale, disponibile, ha voglia di raccontare il suo territorio. Cammina con noi dandoci istruzioni precise, come chi sa da dove arriva ogni impronta, e dove porta ogni singolo passo. Ci racconta le difficoltà, il prezzo da pagare per poter lavorare questa terra, a 750 metri di altezza; tutto a mano, con la necessità di tenere i ceppi vicini per non perdere terreno lavorabile, e il sacrificio di lavorare ad una pendenza che arriva all’estremo. Ma lui non ha problemi. Con la sua tipica inflessione ti dice: “Metto solo gli scarponi, e andiamo”. Ama tutto della sua terra complicata: le rocce che bruciano d’estate e conservano il calore per restituirlo di notte; i ceppi vecchi che come due braccia larghe ti accolgono e sembrano dirti “Vieni da me”; il nuovo vigneto di Baratuciat, che cresce in un angolo da cartolina, protetto dallo sguardo maestoso e vigile del Rocciamelone.
Tutto è natura qui. Natura aspra, difficile, che mette alla prova le doti e i talenti, ma soprattutto la capacità di resistere alla vita. E Pierino, grande saggio che sa che bisogna anche sapersi fermare, lo dice quasi sussurrando: “Io sarei in vigna tutti i giorni, perché lì non penso a niente; è proprio un altro modo di vivere”.
Il modo di vivere unico, solitario ed ammirevole di un grade eroe. Berretto in testa, scarponi sull’uscio, sempre pronto al sacrificio per proteggere un nobile ideale.