I diversi si attraggono
Arrivare a Pozzol Groppo, vero rurale agricolo che ancor oggi non tradisce le sue origini, e trovarsi alla Cascina I Carpini significa capire subito che si è al centro di un paesaggio unico, vario, differente perché abitato dalla diversità e perché espressione reale della cooperazione che è propria della natura vergine.
Qui la biodiversità c’è sempre stata, e Paolo ha ereditato l’esperienza che i vecchi di un tempo mettevano nelle decisioni che condizionavano e guidavano la vita. Non forza le cose, anzi: è stato attento negli anni ad osservare, a capire quali sono i meccanismi naturali della terra. Ha fatto tesoro delle esperienze di un tempo, delle scelte, delle logiche che seguivano il corso delle cose. Ed ora il suo unico compito è quello di accettare le fatiche che seguire il ritmo degli eventi della natura impone, e permettere ad ogni componente del sistema di fare il suo.
Tanti gli elementi diversi che si vedono: il forno della vallata di fronte alla cascina; un imponente alloro, il bosco ai lati dei vigneti, delle casette per uccelli su alcuni pali dei filari.
Elementi singoli, in realtà singole parti fondamentali e necessarie per il tutto.
L’alloro con le sue fronde fitte offre rifugio agli uccellini dal becco gentile che hanno bisogno di trovare riparo quando il bosco non è più sicuro. Godono dell’ombra e della protezione, ed in cambio danno il loro contributo cibandosi dei veicoli parassitari dell’uva (ecco il perché delle casette in vigna). Il bosco, ai lati del vigneto, fa da scudo e protegge, ma come tutte le cose in natura, offre, e chiede un tributo, rubando energia. E poi contribuisce nuovamente al rinnovamento della vita lasciando cadere le sue foglie nel terreno.
La filosofia di lavoro e di vita qui sono imprescindibili: tutto ha una sua funzione, e serve all’intero sistema. L’unica funzione dell’uomo è quella di mettere in atto tutto quanto possibile per sottostare alla naturale volontà della natura.
Ci vuole pazienza, e una grande capacità di visione. Perché anche in vigna, Paolo si mette al servizio del frutto e della materia; e proprio perché è viva, la tratta e la gestisce con l’unico intento di non farle perdere l’energia e la possibilità di esprimersi.
E l’espressione si trova nel bicchiere. Già dall’assaggio in vasca si capisce che il lavoro e la ricerca di rispetto del vitigno e del carattere del frutto sono riusciti. E quando si può alzare il calice con la Rugiada del mattino, o la Brezza d’estate tra i bianchi, e la Bruma d’autunno come espressione della Barbera del Tortonese, davvero si sente un senso di soddisfazione piena.
La stessa soddisfazione ed emozione che si provano quando ci si trova ad ammirare un panorama perfetto: si chiudono gli occhi, si respira pienezza, ci si stente cullati. E il tutto è compiuto.